Karl Mannheim, sociologo tedesco, nel 1928 regala alla scienza della sociologia un breve testo dal titolo "le generazioni".
E quindi?
E quindi Mannheim conia una nuova definizione di generazione, quella che ancora adottiamo noi, la cui più valida traduzione è un'idea, una consapevolezza.
Sensazione di appartenere a un gruppo in cui si è inseriti per un simile modo di concepire l'essere nel mondo, motivato non più da un fattore anagrafico; bensì dalla comune esperienza di aver subito passivamente i medesimi ostacoli, goduto i medesimi vantaggi ed esser potuti intervenire nel tempo dello stesso contesto storico-culturale.
Questo è per noi il modo migliore di presentarvi questo progetto.
Per non cadere nella presunzione delle definizioni, lo chiameremo “magazine” solo dietro le quinte.
Arriviamo alle fondamenta: le 5 W.
Cosa si scrive?
Di tutto ciò che possa interessare la nostra generazione. Cosa significa? Tutto, quindi niente. Erano comodi i tempi in cui per essere alla moda bastava seguirla, ora bisogna iniziarla. Noi scriviamo per tutti gli altri. Per quelli che non millantano la loro straordinarietà ma difendono l’inevitabilità dell’essere ordinari ma esserlo consapevolmente.
Perché si scrive?
Ce lo chiediamo ogni giorno, ma mentre ce lo chiediamo, stiamo già scrivendo.
Dove?
Nel nostro magico laboratorio, via Santo Stefano 80, Palazzo Brizzi. Sede ufficiale del laboratorio Portici.
Quando?
Il venerdì, perché il venerdì è un giorno meraviglioso. Sa di fine e sa di inizio. Il venerdì è l’amico che, quando arriva, fa tirare il sospiro di sollievo e cura l’ansia sociale.
Chi scrive?
Due stronzi. Mi verrebbe sinceramente voglia di definirci solo così.
Lui poeta vagante, nel senso che vaga nei meandri delle sue parole mentre le pronuncia. Si narra che non abbia mai iniziato un discorso sapendo dove lo avrebbe finito. Ha la passione per i “preferiresti” e a “lupus in fabula” è il miglior narratore possibile.
Di lei si dice che non abbia mai preso un autobus nella direzione giusta, si perde in continuazione e quando si perde nella sua testa, difficilmente ne esce. Ama filosofeggiare in compagnia ma ha troppa ansia per fumare le canne.
Ma per voi saremo solo i portinai che aprono il mondo di Portici.
In una di quelle poetiche sere a occupare case altrui, alla domanda “che potere preferiresti avere?” i due redattori di Portici si sono trovati d’accordo nell’asserire che vorrebbero poter fermare il tempo.
Qualcuno ha denunciato l’inutilità di quel potere ma i nostri prodi scrittori l’hanno difeso con le unghie e con la dialettica. Per poi passeggiare sotto i portici, tra la luce fioca dei lampioni e una luna pallida e confessarsi che, forse, quella scelta era solo lo specchio della loro ansia. Voler fermare il tempo, per averne di più, illudendosi che sarebbe servito a qualcosa.
Ma a volte le cose migliori accadono e i personaggi le vivono. A volte, davvero, le fini legittimano gli inizi.
E quasi sempre, la vita si riduce tutta a “Una botta e via”.
A domani!