E se poi te ne penti?

E se poi te ne penti?

È che, se alla fine ci pensi, c'è una data di inizio e un'altra che segna la fine, e poi li in mezzo tante piccole date che in un modo o in un altro diventano più indelebili delle altre. Tutto quello che ha reso il percorso complicato sta lì, nel tuo fare i conti con te stesso, nel tuo scegliere cos'è giusto e cosa non lo è per il te del "hic et nunc". Lo stesso te che con quell'esperienza cambierà modo di vivere, prospettiva, sogni e probabilmente persino ambizioni. Quante volte una casualità, una relazione o una piccola passione ci hanno portato a compiere quelle fatidiche scelte che si sono rivelate poi "di vita?". Quelle cose che scegli in un momento preciso che segnano inevitabilmente il percorso e hanno scadenza a lungo termine, che ti chiamano a essere deciso su qualcosa che nella tua testa alla fine è solo un'ombra, ma che non hai la più pallida idea di che forma potrà assumere, tantomeno se è quella giusta per il te del futuro.

È buffo pensare come spesso si dia per scontato che rimarremo le stesse persone in un arco di tempo non definito, che è molto esteso. Forse ci rassicura pensarlo in un momento di vita in cui non abbiamo la più pallida idea di dove saremo nei prossimi dieci anni. L'idea di fare una scelta e non doverla più mettere in discussione ha un non so che di allettante. Ma esiste davvero una scelta che diventa granitica, che una volta presa non si torna più indietro? 

Mi piace pensare di no. Perché nonostante la società  impone di rimanere incastrati in un programma di vita scandito nei minimi dettagli in quella dimensione "normale" di scuola-università-lavoro, ogni percorso è singolare e, ad un certo punto, prende strade e assume forme diverse.

 

Per quanto variabili possano essere le circostanze e le scelte che siamo chiamati a fare, la paura di fare un salto nel vuoto diventa la tua compagna fedele, ti rimane addosso come un magnete che devi forzare per staccare.  Cerchi delle risposte, ma hai solo domande. Ti chiedi se sarai all'altezza, se sarai in grado di affrontare il cambiamento e l'ansia ti paralizza. Riesci  a mettere in dubbio quello che hai fatto fin'ora: le tue capacità, le tue certezze e persino le tue passioni finiscono per essere messe in discussione. Credi che forse sia meglio lasciare intatto il tuo mondo e non saltare in quel vuoto senza risposte. Rimanere fermo potrebbe mettere a tacere quei dubbi e le tue insicurezze ma se resti immobile sai quanta vita ti perdi? Quello che alla fine ti frena più di tutto è la paura dell'ignoto, mista alla consapevolezza che non sarai più la stessa persona che eri e questo un po' ti terrorizza. Scegliere di fare quel salto quindi implica un atto di fiducia estrema nel te del presente, che con forza e determinazione si mette in discussione e decide di abbracciare quel cambiamento cercando di conoscerlo.  

 

“E se poi te ne penti?” ti chiedono.  Viviamo in un mondo in cui il pentimento ha solo un'accezione negativa. Cercando sul dizionario, la voce “pentirsi” risponde ai seguenti significati:

1. Provare dolore e rimorso del male commesso, accompagnati da un senso di intima condanna per l’azione o il comportamento giudicati colpevoli o ingiusti.
2. Rimpiangere, provare dispiacere di aver fatto o di non aver fatto qualcosa.

 

Pentirsi è designato come una specie di condanna, un punto di non ritorno che ha il sapore di fallimento. Pentirsi è un tornare indietro volontario, un cambiare prospettiva; implica un atto di cancellazione di tutto il processo che ci ha portato a quella consapevolezza. Implica un reset totale e la consapevolezza che, scegliendo di saltare, siamo caduti nel vuoto, senza trovare un punto di arrivo.

E se invece, cambiando prospettiva, guardassimo al pentimento con altri occhi e ci concentrassimo sul processo? Tutto ciò che si è vissuto, le persone che si sono incontrate, le emozioni provate, gli errori commessi e le consapevolezze maturate in fondo  ci appartengono e ci hanno guidato. Ci hanno preso per mano fino a farci raggiungere una consapevolezza nuova,  una parte di noi stessi che non conoscevamo, aggiungendo un tassello. Il pentimento è ricchezza. È grazie all’errore (se così si può chiamare) che riusciamo a conoscerci davvero, a capire dove possiamo arrivare e mettere alla prova i nostri limiti. Sbagliare è umano e avere la maturità di riconoscere che un percorso non è quello giusto per noi è un atto di coraggio. Fermarsi, guardare indietro, pentirsi e cambiare prospettiva richiede tempo, forza e anche una grande dose di rispetto per sé stessi. 

 

Ma che poi, siamo sicuri che ci pentiamo solo quando falliamo? Il pentimento è spesso associato ad un momento di sola sconfitta. In realtà ci si può pentire nonostante si sia raggiunto il traguardo. Perché, purtroppo (e per fortuna) una scelta non è mai definitiva e, spesso, durante il percorso ci rendiamo conto che il focus poteva essere un altro; ma comunque decidiamo di andare avanti perché riusciamo a vederci del buono, qualcosa da coltivare e investire. Continuando ad andare avanti, tra alti e bassi arriviamo alla metà e mista alla soddisfazione, c'è la consapevolezza che qualcos'altro poteva essere forse più appropriato. Ma questo ti va bene, perché ti sei fidato del te del passato e ti ripeti che “una ragione c'è, se hai fatto quella scelta”; quindi sì anche in un traguardo raggiunto, può nascondersi una punta di pentimento, ma anche quella è una ricchezza. È quel traguardo che ti ha portato a capire che nella realtà niente può essere categorizzato agli antipodi, che niente è solo bianco o solo nero e  che alla fine il successo puoi trovarlo anche a metà. 

 

Dunque a quel “E se poi te ne penti?” dirai che se non avessi fatto quel salto nel vuoto non sapresti più maturo, consapevole e non avresti messo in dubbio te stesso. Dirai che quel dubbio ti ha portato al cambiamento e che, per quanto doloroso possa esser stato, hai imparato un po' di più a vivere senza pensare troppo e a darti delle possibilità. Dirai che se fossi rimasto fermo non avresti colto i lati positivi, ma non avresti conosciuto neanche quelli negativi che ti hanno fatto crescere. Dirai che sai di poter contare su te stesso e di poter fidarti di te stesso perché scegliere è difficile, ma che a rimanere immobili e ad aspettare che le cose cambiano non si guadagna nulla. 

 

E alla fine, nel bene e nel male, a quelle domande che ti frenavano, avrai delle risposte.

 

 A cura di Federica Turdo 

Torna al blog